Testimoni

Alessio Romano – Scrittore

By 16 Marzo 2019 No Comments

Racconta Ovidio che Zeus, il padre degli Dei, fosse convinto che tutti gli uomini fossero malvagi. Per scoprire se fosse davvero così impiegò uno di quei travestimenti da umano che tanto gli piacevano: un vecchio senza casa e nulla da mangiare. Ovvero un viaggiatore in cerca di ospitalità come un profugo in fuga da una guerra o come un disperato in cerca di fortuna e nuove possibilità di vita. Bussò a mille porte, ma nessuno gli concesse aiuto. Solo una porta si aprì: la capanna più povera di tutte, quella di Filemone e Bauci. Gli diedero da mangiare e da bere, uccidendo per lui l’unica oca che gli era rimasta. Addirittura gli lavarono i piedi. Tutte le altre case furono distrutte da Zeus. Così chi non aveva voluto dare ospitalità fu costretto ora a cercarne per lui e i suoi cari. La vita, si sa, è una ruota che gira. Quanto a Filemone e Bauci, oltre alla capanna salva, non ci sarebbe potuta essere per loro ricompensa più bella: quella di invecchiare insieme e di morire insieme. Quando giunse la loro ora Zeus li trasformò in una quercia e un tiglio uniti per il tronco.

Chi non aiutasse persone in pericolo nel mare, viaggiatori in cerca di ospitalità che in più rischiano di affogare, dovrebbe vedersela, oltre che con Zeus, anche con Poseidone. E con la di lui moglie Anfitrite. E con Thalassa, la dea primordiale del mare. Ma anche con: Brizo, la dea della navigazione; Ceto, dea dei pericoli e dei mostri marini; Doride, dea della generosità del mare; Euribia, dea della padronanza sul mare; Galene, dea del mare calmo; Leucotea, dea preposta ad aiutare i marinai in difficoltà; Forco, dio dei pericoli nascosti negli abissi marini.

Il meraviglioso albero di Filemone e Bauci fu posto davanti a un tempio e venerato per i secoli a venire, a monito perenne. Come una statua o un’opera d’arte che ci ricorda di rimanere umani per non morire inumani.