Testimoni

Carlo Cappello – Dirigente Scolastico

By 5 Marzo 2019 Marzo 16th, 2019 No Comments

Parole e immagini, immagini che colpiscono e parole che ti legano a ricordi, impressioni, emozioni. La parola Immi come immigrato…L’immagine Immi di un mondo legato al mare, al viaggio, alla speranza ma anche alla disperazione.
L’istallazione del prof. Graziano Fabrizi colpisce per il messaggio che ognuno di noi è chiamato a cogliere dentro di sé, per il luogo dove essa viene posta e per la nostra città che vive la realtà dell’immigrazione. Come ogni opera d’arte non devo chiedermi cosa significhi, bensì vado a cercare cosa suscita in me e quale messaggio mi trasmette.
Vedo in primis una FAMIGLIA che cerca di restare unita. Non c’è forse spazio per l’idea di FAMIGLIA nei popoli coinvolti nei processi di immigrazione ? E’ qualcosa che non li riguarda ?
Grande messaggio d’amore: un padre e una madre che rischiano tutto pur di abbandonare uno scenario di morte e dare speranza ai loro figli. Perché in fondo la vita di un genitore, in qualsiasi parte del mondo, è quella di dare un futuro ai figli, di lasciar loro una realtà migliore di quella che abbiamo trovato, di dar loro una speranza di essere adulti, domani, in una società più giusta e vivibile. Le lacrime dei due genitori si mescolano alle gocce del mare, la speranza di una vita migliore si fonde con la paura di affondare in quelle acque. Vita e morte…l’acqua che è vita, l’acqua che quella vita la sta togliendo al bambino che si vede affondare. E’ un suicidio ? Forse sì, ma la speranza di dare una vita migliore ai propri figli è di certo maggiore rispetto alla tristezza e alla rassegnazione di vivere in una realtà di privazione, uno stato che probabilmente non ti concede libertà, che ti costringe ad arruolarti nell’esercito per combattere guerre che non vuoi. Vedo la tragedia di Picassiana memoria in queste immagini, così forti ma che sembrano così lontane dal nostro vissuto…eppure non è così.
In fondo al messaggio di quest’opera capisco che la speranza c’è sempre, è quella flebile luce di una candela che è ancora accesa tra le onde di un mare in tempesta, è anche quel bimbo, un neonato, che l’acqua ha portato alla vita, però un velo di tristezza appare nel guardare il colore rosso della maglietta del bimbo, così uguale a quella impressa nei nostri occhi di quella piccola vittima sulla spiaggia di qualche mese fa.
Vedo comunque un’immagine di dolore e speranza che accomuna migliaia di persone che quotidianamente vivono la triste realtà dell’immigrazione, del viaggio verso l’ignoto che spesso comprende anche la morte.
Si tratta di un viaggio e anche il luogo scelto per posizionare l’opera mi sembra di notevole valenza. La stazione di Montesilvano rappresenta uno snodo per chi viaggia via terra, ma si trova a pochi passi dal mare. E’ il luogo della mobilità delle persone, di chi storicamente ha usato questo mezzo di trasporto per viaggiare…e non a caso c’è un prestigioso museo nella stazione stessa a ricordarci la storia del luogo e l’importanza delle ferrovie per la nostra città. Tanti immigrati ogni giorno si muovono sui treni locali per affrontare la loro giornata e tutti a guardarli con la domanda che ormai non ci facciamo più ma è insita nei nostri sguardi…è un clandestino ? è un terrorista ? Perché il diverso da me mi spaventa, ciò che non capisco mi fa alzare il muro. Non arrivo tanto indietro fino a pensare che quel viaggio in mare gli ha salvato la vita, anche se ora lo lascia sotto lo sguardo inquisitore mio e tuo.
Infine un pensiero a Montesilvano che negli ultimi anni ha vissuto un importante incremento nel numero di immigrati. Il discorso sull’immigrazione è troppo politicamente ampio per essere esaurito in poche parole. Mi piace cogliere il senso dell’immigrazione, dello spostamento dei popoli, della necessità che mi fa viaggiare, dell’accoglienza di chi ospita, dell’integrazione, anzi dell’inclusione di chi mi porta un qualcosa di diverso da ciò che mi appartiene e pertanto mi arricchisce perché mi offre qualcosa di nuovo. Mi piace pensare a Montesilvano come ad una città non esclusiva, ma inclusiva, aperta alla novità di chi mi racconta nuove esperienze.
Il senso della convivenza tra i popoli è proprio questo: mantenere un’identità nel confronto arricchente con l’altro. Un mare, un confine, una dogana non può dividere la razza umana…perché di quello stiamo parlando: per quanto vogliamo sottolineare diversità e differenziazione, apparteniamo tutti, proprio tutti, ad un’unica razza. L’uomo e le sue caratteristiche. E qui il prof. Fabrizi ce lo dimostra chiaramente permettendo solo al colore del mare di emergere, perché non importa di che colore siano le persone immerse in quelle acque. Il prof. Fabrizi ha reso, secondo me, uno stupendo servizio alla sua città. Ha ben compreso il cuore della questione immigrazione giocando anche sulla parola Immi che in fondo ci dice che anche ognuno di noi è un immigrato nelle sue piccole cose di ogni giorno da cui scappa…Io sono Immi…I’m Immi. Io sono. Quest’opera ci fa entrare nel problema, ci rende più responsabili, ci coinvolge direttamente perché il problema dell’immigrato è un problema mio che coinvolge tanti aspetti (sicurezza, istruzione, salute e benessere).
L’opera del prof. Fabrizi rende Montesilvano sicuramente più bella e responsabile e pertanto, con l’orgoglio del cittadino Montesilvanese, lo ringrazio per il suo servizio alla mia città.

Prof. Carlo Cappello