Testimoni

Giuseppe Cimmino – Architetto

By 5 Marzo 2019 Marzo 16th, 2019 No Comments

IMMI rappresenta l’urlo artistico di un secolo che a stento riesce a donare speranza alla vita quando nell’attraversare la via del mare cerca di realizzare il sogno di un futuro, la speranza di avere un futuro.

E’ un urlo di protesta contro la violenza, la brutezza, la sofferenza.
L’uomo che sacrifica la propria vita, minaccia quella dei figli, abbandona la propria terra e tende la mano al proprio fratello che non sempre è attento ad afferrarla salvandola dalle onde della morte.

Graziano Fabrizi ha saputo sapientemente tradurre in quest’opera l’orrore e il sogno, donando allo spettatore la riflessione più importante sul senso del diritto alla vita.

Perché nell’opera nonostante si consumi un dramma la vita vince e la speranza trionfa.

Lo si evince nel colore e nell’assenza del bianco e nero, nella luce del lume, nello sguardo che osserva e prega Iddio perché limiti al sacrificio del figlio il caro prezzo dell’indifferenza e della paura dell’uomo che al di là della riva non riconosce il proprio fratello.

E non a caso l’opera viene posta in un luogo di passaggio, di incontro e di confronto.
Una stazione. Il luogo dove, più che in altri, spesso si è portati a non percepire il colore ma a vedere solo il bianco e il nero nel colore della pelle di chi si incrocia.

Ed è qui che l’opera traduce il suo significato, nell’esser posizionata lì dove Caino finalmente incontra e soprattutto riconosce suo fratello che quel dramma lo ha vissuto sulla propria pelle, che quelle onde le ha navigate, che questa riva è riuscita a toccarla.

Ecco che lo spazio di una stazione che prima banalmente veniva percorso in maniera distratta, frettolosa e persino timorosa oggi con IMMI si arricchisce di un intervento artistico che invita alla riflessione, che parla di speranza e che nel dramma racconta la vita.